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Lavoro
  15 giu 2020

Creare videogiochi può diventare un lavoro?

Il mondo dei videogiochi rappresenta uno degli sbocchi più d’avanguardia per tanti percorsi di studio universitari e post-universitari che ogni anno sfornano nuovi professionisti e talenti

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Il videogioco è un’opera complessa, un connubio tra ingegnerizzazione e creatività, capace di sfornare esperienze interattive, semplici momenti di svago e interi universi virtuali. Creare un videogioco significa lavorare su molteplici aspetti della produzione, che vedono coinvolti un’ampia gamma di figure professionali. Dal game designer che progetta e scrive le “regole del gioco”, ai programmatori che scrivono il codice che ne consentirà l’esecuzione; dagli artisti che lavorano ai concept preliminari, ai modellatori 3D che realizzano personaggi, ambientazioni e oggetti virtuali; dagli animatori che danno vita ai personaggi, agli attori e doppiatori che infondono in essi espressioni e voci; dai sound designer che curano il comparto audio del gioco, ai compositori che ne realizzano le colonne sonore originali; dai traduttori che rendono il gioco fruibile nelle lingue più parlate del mondo, ai tester che provano e riprovano il videogioco, in tutte le sue versioni, a caccia di bug ed errori da correggere prima del rilascio al pubblico. E questa è solo una rappresentazione semplificata della struttura tipica di un team di sviluppo di videogiochi.

È per questo che il mondo dei videogiochi rappresenta uno degli sbocchi più d’avanguardia per tanti percorsi di studio universitari e post-universitari che ogni anno sfornano nuovi professionisti e talenti. Dalle rilevazioni effettuate dall’associazione di categoria IIDEA – Italian Interactive Digital Entertainment Association, nell’ambito del Censimento dei Game Developer Italiani 2018, risulta che l’età media degli sviluppatori di videogiochi in Italia è di 36 anni, con una concentrazione del 41% nella fascia tra i 25 e i 35 anni. Inoltre, i professionisti dell’industria dei videogiochi italiana si connotano per una formazione di livello avanzato: oltre la metà degli intervistati (58%), infatti, è in possesso di un titolo accademico (laurea triennale, laurea magistrale, master o dottorato di ricerca).

In Italia, come nel resto del mondo, è presente una variegata offerta formativa, pubblica e privata, che fornisce a studenti di tutte le età gli strumenti necessari a fare il proprio ingresso nel mondo della produzione dei videogiochi. Occorre tuttavia considerare come, in base al censimento di IIDEA, gli ambiti di studio prevalenti siano di natura tecnico-ingegneristica, mentre figure professionali con competenze di economia e gestione d’impresa sono ancora poco frequenti.

Accanto a una progressiva specializzazione tecnica, l’esperienza sul campo continua ad avere un peso importante all’interno del settore: non bisogna dimenticare che, come in altri settori creativi e innovativi, nel mondo dei videogiochi conta la capacità del singolo di aggiornarsi, di sperimentare e di misurarsi con un ambiente altamente dinamico e competitivo, ma che sa offrire anche tante opportunità di confronto e crescita personale.

Redazione di TuttoSuiVideogiochi

A cura di
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