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Among Us

La recensione di papà Federico e papà Lorenzo

“Cosa faccio durante l’intervallo? Ascolto i miei ragazzi mentre giocano ad Among Us nella classe virtuale, me li fa sentire più vicini”. Chi parla è una professoressa, uno dei tanti docenti italiani che sentono la mancanza dei propri studenti in presenza. E così cercano di sopperire al contatto umano e relazionale anche solo ascoltandoli giocare. Magari con quello strano gergo che li porta a urlare: “L’ho visto, ha ventato, è lui!”. Sentendosi rispondere: “Self report!”, cioè la nuova versione del vecchio: la prima gallina che canta etc. Perché è banale dirlo, e forse peggio scriverlo, ma con Among Us non ci si può tirare indietro dal notare che se i tempi e i modi cambiano, la sostanza rimane quella. Che si chiami Briscola Chiamata, rinomata da generazioni, oppure Lupus in Fabula (gioco di ruolo da caminetto) oppure Secret Hitler (geniale gioco in scatola), la sostanza è quella di cui è fatto questo bellissimo videogioco da tasca, gratuito per iOS e Android (costa 4 euro nella versione pc). Ingannare, dissimulare, divertirsi a nascondere e a prendersi in giro a vicenda. Giocare di ruolo con le persone che si conosce da una vita o imparare attraverso la recita a conoscerne di nuove. Fatto sta che è il gioco che sta spopolando nell’epoca del “secondo lockdown”, arrivando a totalizzare anche un milione e mezzo di giocatori connessi nello stesso momento. Una città come Milano, insomma, impegnata a capire chi gioca contro chi.

Anche tra marzo e maggio, tra software per smart working e “smart socializing” vario, aperitivi e riunioni di famiglia in video, c’è stato un gioco come Animal Crossing a svolgere la funzione di piattaforma di incontro. Ma il titolo Nintendo era appunto un kolossal sviluppato con dovizia di risorse economiche e umane. Among Us nasce più di due anni fa nel perfetto mito dei ragazzi geniali, in questo caso i tre (allora, quantomeno) della minuscola softwarehouse americana Innersloth, che sfornano l’uovo di Colombo in garage. L’uovo in sé poi ha impiegato diverso tempo a schiudersi, per diventare un fenomeno mondiale che ha precedenti solo in giochi appunto ben più strutturati. Sono serviti gli streamer, questa figura relativamente nuova dell’intrattenimento – ragazzi per lo più – che creano veri e propri palinsesti, spesso basati solo sui videogiochi giocati e spiegati da loro, su piattaforme di streaming. Soprattutto Twitch, che è arrivata a totalizzare oltre 130 mila spettatori in media al giorno dedicati ad Among Us.

Con picchi di oltre 400 mila viewers contemporanei quando – per capire la portata del fenomeno – si è svolta la partita che ha visto impegnata la politica del Partito Democratico americano Alexandria Ocasio-Cortez insieme a un gruppo di vip vari. Tutto faceva brodo per la vittoria di Biden.

E poi è arrivato settembre, con le scuole superiori che hanno aperto troppo poco, in termini reali e di tempo, e Among Us è diventato uno dei luoghi di socialità alternativa, digitale. Perché? Perché in Call of Duty, Fortnite, anche in Animal Crossing, ci sono “cose da fare” attorno a cui si svolge la relazione. In Among Us il gioco stesso è relazione. È la versione del Terzo Millennio di una sfida cerebrale antica. Non a caso usa uno stile retrò, dei giochi di una volta, con una grafica iper-semplificata dove a emergere è il contenuto. E che in realtà non è nuova alle ultime generazioni: da South Park a Bojack Horseman o Rick & Morty, cartoni brutti esteticamente, ma con un fascino dovuto al minimalismo che evidentemente fa presa sui nativi FullHD/4K. Ci si inganna, si scherza moltissimo, come detto ci si prende in giro e ci si arrabbia anche. Con amicizie che si chiudono (per lo spazio di un pomeriggio), e altre che si aprono. A distanza, perché il gioco può essere fatto con un gruppo di amici o anche con perfetti sconosciuti. Data l’enorme popolarità che si è creata, gli sviluppatori hanno abbandonato il progetto di farne una seconda versione, preferendo concentrarsi sull’implementare l’attuale.

Per esempio introducendo degli elementi da acquistare all’interno dell’app, e che come tradizione ormai radicata – data la fortuna economica fatta da Fortnite – non hanno alcuna funzione migliorativa in termini di gameplay ma rappresentano solo un vezzo estetico. Come l’essere accompagnati da un animaletto (un criceto digitale viene via a 3,49 euro). Questo perché appunto Among Us è diventato un luogo di socialità e dunque diventa importante come si appare. Un altro acquisto possibile, ma non parliamo comunque di un’app succhia-carte di credito come altre free-to-play che si trovano sugli store, è quello da 2,29 euro che permette di rimuovere la pubblicità dal gioco.

Lo svolgimento è piuttosto semplice: il gruppo di partecipanti – da 4 a 10 per ogni partita – viene suddiviso in modo casuale in due squadre. Una è in grande maggioranza numerica e rappresenta i membri dell’equipaggio di un’astronave che è la mappa del gioco.

Le mappe su cui giocare, per aumentare variabili e attrattiva, sono in realtà tre: due sono versioni differenti dell’astronave, la terza rappresenta una base su un pianeta alieno. La seconda squadra è quella composta dagli Impostori, gli infidi sabotatori, falsi per natura in quanto assomigliano in tutto e per tutto ai “Crewmates” ma hanno lo scopo di ucciderli tutti o comunque sopraffarli. I sabotatori possono essere impostati in un numero massimo di tre, considerando però che anche giocando con la capienza massima di giocatori, il rapporto 3 a 7 risultata spesso molto sbilanciato verso la vittoria dei sabotatori. Vediamo perché, cioè le regole del gioco.

A ogni membro dell’equipaggio vengono assegnati dei compiti di manutenzione/riparazione dei sistemi dell’astronave o della base: se tutti i compiti vengono portati a termine, la squadra-equipaggio vince, così come nel caso vengano individuati e gettati nel vuoto spaziale tutti gli impostori. Questi ultimi ricevono una lista finta di task e in realtà devono appunto sabotare i sistemi vitali, in modo da arrivare a uccidere i giocatori dell’altra squadra. Possono inoltre attraversare i condotti di areazione (ed ecco svelato il mistero del neologismo “ventare”), per passare da un ambiente all’altro della mappa più velocemente e senza farsi notare, identificare gli altri impostori eventuali e uccidere direttamente i membri dell’equipaggio (oppure bloccarli dentro alle stanze per impedire loro di portare a termine i compiti). Gli impostori vincono se arrivano a eguagliare il numero di membri dell’equipaggio oppure a sabotare l’astronave a sufficienza da uccidere l’intera squadra avversaria. Quando un membro di una qualunque fazione muore, diventa un fantasma e diventa visibile solo agli (e può comunicare solo con gli) altri fantasmi, ma può continuare ad aiutare la propria squadra interagendo in modo minore ma significativo con l’ambiente. Il tutto diventa più facile mettendolo in pratica nel gioco, dove esiste – oltre al multiplayer locale e in rete – anche una modalità Free con la quale impratichirsi.

Resta da affrontare la parte più divertente, quella per cui il gioco è davvero esploso: l’interazione social-digitale diretta tra i giocatori. Quando avviene la prima uccisione, se un giocatore trova il cadavere di un altro giocatore e comunque premendo un pulsante ad hoc situato in uno degli ambienti della mappa, si può indire un incontro d’emergenza, una riunione di gruppo durante la quale si attiva la chat scritta, o ci si collega ad una chat vocale esterna al gioco, e i giocatori possono parlare tra loro. Lanciando accuse o accampando scuse, puntando dita contro un altro membro dell’equipaggio o cercando di dissimulare la propria identità: scattano nomi, soprannomi oppure ci si basa sui colori delle tute. La finalità è di arrivare al voto, ognuno può indicare un solo altro giocatore come impostore (oppure anche decidere di non votare) e se alla fine si ha una maggioranza di voti, il prescelto verrà lanciato fuori, nel vuoto. Solo allora il gioco rivelerà se si tratta effettivamente di un impostore oppure di un membro dell’equipaggio. E via così, fino alla conclusione a favore di una fazione o dell’altra.

Accusare, dissimulare la propria condizione, tenere sotto controllo i movimenti degli altri partecipanti, e al contempo avere “delle task” da fare (il linguaggio muta in continuo, e incorpora pezzi di inglese come se fossero blocchi di Lego, magari di un altro colore, ma della forma giusta e pertanto funzionali allo scopo) e sapere che conta anche la velocità. Tutto questo è il mix perfetto che fa di questo semplice programmino un fenomeno mondiale. Da genitori, ma anche docenti, è affascinante notare questo bisogno di tornare a misurarsi con i limiti del proprio cervello, con la logica e la deduzione. Ma anche di vedere quanto riusciamo ad essere “politici”, a muoverci in mezzo agli altri portandoli verso di noi, convincendoli di essere “i buoni” e riuscendo in tal modo a raggiungere i nostri obiettivi. Dopo anni di ubriacatura da battaglie e uccisioni, mostrate in maniera sempre più realistica, con Among Us si impone il “less is more”, il ritorno alle sfide non più “muscolari” ma cerebrali. E si sa che la soddisfazione di vincere un braccio di ferro mentale può essere insuperabile. Ben venga quindi Among Us. Anche se la velocità di esecuzione resta spesso inavvicinabile per i vecchi trichechi da Arcade come i sottoscritti.

Federico Cella, giornalista e papà di Martina e Valeria

Lorenzo Luilli, professore di chimica e papà di Ludovica, Giovanni e Olaf

Autore
Federico Cella
Federico Cella

Papà, giornalista del Corriere della Sera, esperto di videogiochi

In Among Us il gioco stesso è relazione. È la versione del Terzo Millennio di una sfida cerebrale antica.