Se non sapete cosa sono gli esports, cosa vuol dire “farmare” o che cos’è una “skin”, non ve ne preoccupate: non solo in questo articolo ve lo spieghiamo, ma vi trovate in buona compagnia. Perché in Italia la diffusione degli sport da tastiera, una definizione possibile di quando i videogiochi diventano gare competitive con milioni di spettatori e spesso anche di euro in palio, è ancora agli inizi. Quantomeno come fenomeno di massa. Perché, come raccontano i dati di IIDEA, l’associazione del settore videoludico italiano, sono già quasi mezzo milione gli italiani che seguono un evento esportivo ogni giorno (+33% rispetto a un anno prima), con un bacino di tifosi che si allarga a oltre 1,4 milioni di persone (+22%). Il discorso diventa differente se guardiamo in altre parti del pianeta. In Asia dove gli esports godono della stessa considerazione delle competizioni sportive tradizionali, motivo per cui diventa ancora più eccezionale la vittoria del campione italiano Riccardo “Reynor” Romiti agli Intel Extreme Masters di qualche giorno fa:
è il primo giocatore non coreano a diventare campione del mondo in Starcraft 2.
Discorso non dissimile per gli Stati Uniti, dove si giocarono i primi tornei basati su videogiochi addirittura 50 anni fa, e dove la base di spettatori per questo tipo di competizioni è arrivata a rivaleggiare con gli sport fisici: si calcola che con quest’anno chi seguirà tornei di videogiochi supererà il numero dei tifosi del basket Nba e delle leghe di baseball (Mlb) e di hockey (Nhl). Piazzandosi dietro alla sola Nfl, il campionato di football americano.
Da noi la eSerie A ha debuttato dopo un anno di prove sui due campi da gioco, i titoli Fifa e Pes, ma se il paragone con il Campionato reale non si pone, né mai forse questo accadrà, è bene che di esports da bravi genitori iniziate a masticarne almeno un po’. Perché sono una delle passioni dei vostri figli. E il motivo non è poi così diverso dal perché amano il calcio: possono giocarci anche loro, ricalcando le gesta dei campioni-beniamini. E spesso, anche perché manca la parte fisica che può creare distanza (specialmente in certe fasi di sviluppo), possono avvicinarsi alle performance dei più bravi molto più che negli sport “reali”.
Ora che il contorno è più chiaro, vi diamo qualche elemento in più per facilitarvi l’ingresso nel mondo degli esports, e dunque aiutarvi nel non fare la figura del noob o nabbo (il neofita, anche un po’ sfigato, dall’inglese newbie) con i vostri figli. Partiamo intanto con un piccolo glossario che vi farà ben figurare.
Perché come anticipavamo, è bene sapere cosa vuol dire “farmare” (dall’inglese farm, fattoria), ossia ripetere alcune azioni nel gioco in modo da garantirsi continui “loot” (bottini) da utilizzare in altri momenti del gioco, e magari approfittare anche di qualche “drop” (rilascio) di oggetti rari. Non può sfuggirvi, da bravi genitori, anche la definizione di “skin” – letteralmente “pelle” in inglese -, ossia i vestiti dei personaggi del gioco, o più tecnicamente le texture che ricoprono i modelli 3D. E’ probabile che qualche euro l’abbiate speso per una qualche skin di Fortnite: da questo “shoppare” (dall’inglese to shop, comprare) non deriva alcun vantaggio competitivo, si tratta di veri e propri acquisti di abbigliamento. Se parte della nuova socialità avviene nelle community di gioco, avere un abito adeguato diventa un’esigenza che dovremo sforzarci di comprendere.
Spiegato quanto promesso, vi raccontiamo alcune parole o sigle che vi faranno fare un figurone.
Bug – E’ un baco informatico, quando il videogioco ha comportamenti non previsti, errori di programmazione.
Lag – Latenza di risposta, ossia ritardo, di un gioco: i comandi non rispondono in tempo reale per problemi di connessione, un vero dramma nel caso di esports.
Patch – L’aggiornamento di un gioco, una modifica che solitamente aggiunge nuovi contenuti.
Cheat – Si tratta di trucchi, di barare: i cheater sono quelli che sfruttano zone oscure o veri e propri programmi non autorizzati per avere vantaggi nel gioco. Spesso si arriva al “ban” del giocatore, il blocco dell’account
GG – Termine ormai universale che indica un bella partita, “good game”.
Lol – Anche qui, un termine usato da anni che diventa intercalare d’uso comune nelle chat di gioco. Significa “lot of laughs”, molte risate.
Flame – Da cui “flammare”, è l’attività svolta spesso dai “troll” per infiammare la chat, perdere i temi di fair competition e andare sugli insulti personali. Accade anche negli esports.
AFK – Acronimo per “Away from keyboard” passa dal definire un giocatore fisicamente lontano dal pc al concorrente di esports che non ha impatto sulla partita. Se si tratta di un atteggiamento voluto, può portare all’annullamento della partita stessa.
Capite queste poche, fondamentali, parole che potrete spendervi per fare gli splendidi con i vostri figli, passiamo all’analisi dei principali giochi legati agli esports. Le nostre scelte si basano in parte sui giochi che hanno totalizzato i montepremi più alti nel corso dell’anno – anche se il 2020 della pandemia ha visto una contrazione del 69%, non potendo contare sulla presenza fisica del pubblico -, sia su una logica più “italiana”. Ossia basandoci sulla maggiore popolarità di una “disciplina” rispetto alle altre. Ecco i magnifici 6.
LEAGUE OF LEGENDS

League of Legends è l’esports per antonomasia. Un videogioco di strategia che si gioca in 5 contro 5 dove lo scopo ultimo e distruggere la base degli avversari, dopo aver potenziato i propri personaggi chiamati "campioni". Ogni giocatore impersona un diverso campione, dotato di abilità peculiari: la scelta di questi personaggi nella fase iniziale della partita si chiama "draft" ed è forse più importante dell'esecuzione della partita stessa, è una fase che infatti viene studiata a tavolino da un "coach" esterno ai cinque giocatori della squadra, proprio come negli sport reali. Il titolo, sviluppato da Riot games, ha ormai trasceso ogni limite del videogioco diventando una competizione sportiva a tutto tondo ma, soprattutto, un terreno fertile per qualunque operazione di marketing si possa ideare. Basti pensare che il popolare brand di moda Louis Vuitton ha ideato la Summoner's cup case, cioè la custodia contenente la coppa del mondo del gioco per le scorse due edizioni del mondiale, e ha successivamente commercializzato alcune "skin" (di fatto i vestiti dei personaggi) originali all'interno del gioco.
Il gioco è gratuito e si gioca su PC ma da poco è a disposizione anche Wild Rift, una versione rivista per i dispositivi mobili come smartphone e tablet. Il titolo ha un circuito professionistico diviso su diverse aree geografiche (che sono oltre una dozzina) e questi campionati confluiscono nei famosi "Worlds", il torneo più importante dell'anno seguito nell'ultima edizione (2020) da 3.8 milioni di persone. In Italia il campionato ufficiale si chiama PG Nats ed è ormai diventato appuntamento fisso per il pubblico nostrano: molte tra le più famose squadre italiane partecipano alle due edizioni annuali organizzate da PG Esports.
FORTNITE

Vero e proprio fenomeno del momento, il titolo è sviluppato da Epic Games ed è gratuito e multipiattaforma. Si può quindi giocare a Fortnite su ogni dispositivo possibile (smartphone, pc, Xbox, PlayStation, Nintendo Switch). Il titolo appartiene al genere dei "Battle Royale", parola che proviene dal cinema visto che fa riferimento al film omonimo giapponese dove – come da sottotitolo - "ne resterà soltanto uno". Per giocare una partita di Fortnite infatti i giocatori, divisi in squadre oppure singolarmente, vengono catapultati su una grande mappa dove devono cercare inizialmente di sopravvivere, accaparrandosi le armi e le risorse presenti sulla mappa. Questa prima fase della partita si chiama "looting", saccheggio, ed è molto influenzata dal cosiddetto RNG (random number generator, generatore casuale di numeri), cioè dalla fortuna. La grandezza di Fornite per il mercato esports, infatti, è aver aggiunto degli elementi che possono permettere anche a giocatori meno esperti di competere nella stessa partita contro altri player più navigati. Successivamente gli scontri a fuoco risultano molto tattici grazie all'abilità da parte dei giocatori di costruire dei ripari con i materiali ottenuti durante la partita: oltre a sviluppare quindi abilità nel mirare il proprio nemico il titolo richiede anche una certa dimestichezza nel "building", la costruzione, mischiando la frenesia degli sparatutto con la richiesta di creatività. Alcune modalità, molto popolari tra i giovani appassionati, sono basate su mappe costruite dalla community di giocatori: durante la modalità creativa si può interagire anche con la propria squadra per creare nuovi livelli.
Il successo planetario di Fortnite ha portato il titolo a diventare terreno fertile per i marchi di tutto il mondo. E si è fermato al solo marketing: all'interno del mondo di gioco si sono tenuti concerti (DJ Marshmello e Travis Scott) e proiettati film (Christopher Nolan ha trasmesso The Prestige e Inception dopo il trailer in anteprima di "Tenet"). Fortnite ha incassato, da quando è uscito (2017), circa 5 miliardi di dollari in micro-transazioni. Ma il suo futuro competitivo, almeno fino a quando gli eventi fisici non potranno riprendere, sembra incerto. Il 2021 sarà l'anno col più basso montepremi per i tornei da quando Epic ha cominciato a organizzarli. In Italia si sono tenute, e si tengono, numerose attività torneistiche sul titolo come la Gilette Bomber Cup o la Open Fiber Cup.
COUNTER-STRIKE: GLOBAL OFFENSIVE

Poco conosciuto in Italia ma decisamente rilevante in tutto il resto del mondo, Counter-Strike: Global Offensive – conosciuto con la sigla anche come CSGO – nasce come “mod” (modifica) di Half Life, gioco sviluppato nel 1999 da due studenti universitari. Con più di vent'anni di storia alle spalle lo sparatutto tattico di Valve ha moltissime storie di esports da raccontare. Team che sono divenuti leggendari, così come i giocatori che li componevano, hanno fatto la storia dei videogiochi competitivi grazie ad un gameplay fulmineo e a una cura maniacale per la cosiddetta “modalità spettatore”, quella appunto di chi gli esports se li gode dal divano. CSGO è stato il primo titolo a far superare il record di un milione di spettatori connessi contemporaneamente su Twitch ed è decisamente popolare tra superstar del calcio o della musica. Recentemente Casemiro, giocatore del Real Madrid, ha affermato che sente molta più pressione quando gioca a CSGO che per una partita al Bernabeu. Il suo ex compagno di squadra Neymar è un giocatore molto bravo del titolo e ha avuto la possibilità di giocare con alcuni dei player più affermati del mondo grazie al fatto di essere un loro connazionale (e ovviamente di essere Neymar!): il Brasile ha infatti una community molto vasta e l'ultimo mondiale, il cosiddetto Major, si sarebbe dovuto tenere a Rio de Janeiro ma è stato annullato a seguito della pandemia. Nel solo 2020 CSGO ha distribuito premi in denaro per un totale di 16 milioni di dollari: dall'uscita, cioè dal 2012, si sale a totale di 110 milioni, rendendolo il secondo gioco più ricco nella storia degli esports (il primo è Dota 2). Uno dei team più famosi, i danesi di Astralis, ha avuto una tale supremazia tra il 2018 e il 2019 da essere diventati in patria una vera celebrità: la vittoria del Major è stata salutata dal presidente del consiglio danese con un tweet. Di più, lo stesso Lars Lokke Rasmussen è stato ospitato nella gaming house (il centro sportivo, di fatto) targata Opel del team, partecipando ad un contenuto video dove prova anche a giocare. Qualcosa di impensabile in Italia. Nonostante gli anni e i numerosi competitor, CSGO continua ad essere uno dei giochi per Pc più giocati, continuando a battere record su record nelle classifiche di Steam (la piattaforma di giochi per computer più diffusa). In Italia si è tenuto fino al 2020 un campionato nazionale organizzato da ESL Italia: è la competizione nostrana più longeva, visto che ha alle spalle 18 edizioni.
RAINBOW SIX SIEGE

Sviluppato da Ubisoft e pubblicato nel 2015, il titolo è uno sparatutto tattico in cui i giocatori devono interpretare il ruolo degli "operatori": super soldati in grado di utilizzare gadget diversi e dotati di abilità peculiari. La novità più eclatante di Rainbow Six Siege, basato sul classico schema di regole "cerca e distruggi", è la presenza di una fase preparatoria prima del vero e proprio attacco: in una finestra temporale limitata le due squadre, divise in attaccanti e difensori, devono rispettivamente preparare il terreno per l'arrivo del nemico, o al contrario scoprire dove sono posizionate trappole e muri rinforzati. Prima dell'inizio di ogni round si assiste a un gioco di strategia che sembra quasi una partita a scacchi dove ogni pezzo è interpretato però da un giocatore umano. Successivamente gli attaccanti devono provare a entrare nelle difese disposte su finestre e porte, mentre schivano le varie trappole, cercando di individuarle tramite l’utilizzo di droni. Al giocatore è richiesta una conoscenza enciclopedica del proprio ruolo, una grande capacità di adattamento alle varie situazioni, ma soprattutto una chiara comunicazione di squadra. Senza dimenticare la necessità di ottimi riflessi per riuscire a mirare l'avversario.
Rainbow Six Siege ha goduto di un trattamento speciale da parte di Ubisoft che ha provato a finanziare la community generando un discreto interesse nel campo degli esports. Soprattutto in Italia il titolo è molto popolare (ha un campionato nazionale per pc, il PG Nats e ha una grande community su console che partecipa attivamente alle attività proposte da ESL Italia). Milano ha ospitato un'edizione della finale di Pro League al Palazzo del Ghiaccio nel 2019. Quello è stato di fatto l'ultimo grande evento internazionale organizzato in Italia. E rappresenta un ottimo esempio di come il nostro Paese possa avere un ruolo in un mercato che cresce a livello economico del 20% ogni anno.
FIFA
Chiudiamo con il videogioco più popolare nel nostro Paese, ovviamente un gioco di calcio digitale. Parliamo di FIFA, che rappresenta la quintessenza dei videogiochi competitivi in Italia. A livello professionistico, s’intende, ma partendo dall’enorme diffusione tra i gamer del Paese. Chi non ha mai partecipato ad un torneo di FIFA sul proprio divano di casa, con gli amici? Grazie a questo primo impatto con le competizioni e all'immensa popolarità dello sport di cui il videogioco è alfiere, il titolo Electronic Arts è riuscito a conquistare una fascia di pubblico sempre più importante e a entrare nella cultura italiana come sinonimo di competizione online. Contrariamente agli altri giochi di cui abbiamo parlato in precedenza, FIFA ogni anno si rinnova con una nuova edizione, anche in tema di esports, perché i campioni, e in generale tutta la community, si vedono costretti a reimparare a giocare ogni anno. A seconda delle modifiche introdotte. Certi campioni di FIFA, infatti, non durano a lungo se non fino all’edizione successiva. Dove vengono rimpiazzati da giocatori con una migliore capacità di adattamento o, semplicemente, più difensivi dove in quell'edizione conta più il difendersi, o viceversa.
Le competizioni di FIFA sono molte e articolate, ma quella più importante nasce online e si chiama "Weekend League". I giocatori possono parteciparvi durante il fine settimana e giocare fino a 30 partite cercando di ottenere l’en plein, le fatidiche 30 vittorie su 30. La conquista di punti in questa modalità permette di scalare il ranking mondiale e quindi venire invitati agli eventi del circuito professionistico. Tutte le competizioni ufficiali si svolgono nella modalità "FUT" che prevede la creazione della propria squadra. L'ultimo evento di una certa rilevanza in Italia è stato organizzato da La Gazzetta dello Sport, il Gazzetta eSport Challenge, mentre a Milano – poco prima del lockdown nazionale, si era tenuta la eWorld Cup 2020, competizione internazionale. L'Italia infatti ha moltissimi campioni, da Mattia "Lonewolf" Guarracino e Daniele "Prinsipe" Paolucci fino a Diego “Crazy Fat Gamer” Campagnani, recente campione mondiale conteso tra Inter (l’anno scorso) e Milan (quest’anno il cambio di maglia). Proprio con la maglia rossonera Campagnani ha esordito quest’anno – insieme ad altri campioni, professionisti e non – nella competizione della eSerie A creata dalla Lega Serie A del calcio “vero”, in collaborazione con PG Esports e Infront.
Federico Cella, giornalista del Corriere della Sera e papà di Martina e Valeria
Simone Trimarchi, dirigente per Cookies Digital e papà di Francesco e Luca