Accade ogni sette-otto anni. Quasi sempre a cavallo tra novembre e dicembre, e non a caso. Se avete figli che amano i videogiochi, ed è difficile il contrario, l’ultimo Natale è stato ancora più diverso del solito. Nei negozi sono arrivate la nuova PlayStation e la nuova Xbox . Loro sanno già tutto. E non solo perché loro, i piccoli e le piccole (a prescindere dalla vera età, sempre i nostri cuccioli sono), vedono i videogiochi dagli amici, ne parlano a scuola e dunque li vogliono. Ma perché l’interattività basata sul gioco e sulle regole di questo sta diventando un punto d’accesso importante, unico, verso quel digitale che sarà sempre più parte del loro futuro.
Come ogni papà e mamma invece sa bene, i figli non si dovrebbero parcheggiare davanti a uno schermo troppo a lungo. Specialmente in questo periodo che sono costretti per la didattica a distanza a stare ore davanti a pc e tablet. È dunque fondamentale giocare con loro ai videogiochi, perché vuole anche dire accompagnarli in un mondo che incontrano a prescindere da noi. Come accade per la musica e il cinema. E inoltre, come avviene per i concerti o i film, può essere davvero divertente e formativo. Anche perché ormai da alcuni anni i videogiochi hanno smesso di essere esperienze in solitario, dove si gioca da soli contro un computer. Guardate l’esempio di Among Us, oppure di Animal Crossing o Fortnite o Fifa: piazze di incroci e di incontri, ancora più affollate in un’epoca di restrizioni sociali come quella della pandemia. Là dentro ci sono i loro amici, altri giocatori con cui parlano, giocano e si intrattengono. Il migliore modo per entrare in questa conversazione è quello di imparare a conoscere quel mondo di gioco, le sue regole e magari sedersi accanto a loro, osservare quello che fanno e provare anche a sfidarli. Male non fa.



Un ottimo pretesto per guadagnarsi un posto sul divano accanto a loro è quello delle nuove console. Perché? Perché sono semplici. Si tratta di macchine dedicate ai videogiochi, che abbassano quelle asticelle tecnologiche che ancora possono esserci – soprattutto per voi genitori – se parliamo di gaming con il computer oppure sulle neonate piattaforme di streaming (come Google Stadia o in futuro Amazon Luna), ancora molto acerbe. E che propongono titoli anche profondi e che possono stimolare curiosità, a differenza di molti “giochini” pur molto belli che possiamo trovare sullo smartphone. Su console le esperienze di gioco possono essere più articolate e mature di quelle su telefonino. Se vi terrorizza vostro figlio quando agita veloce le mani su schermi piccoli e sapete che non avrete mai questa abilità sappiate che su console può essere diverso. Che là dentro non ci sono solo giochini usa-e-getta che a volte diventano riempitivi e non contenuti cui applicarsi. A questo aggiungiamo – come anticipato - che quest’anno siamo di fronte a una nuova generazione di console, macchine più potenti e avanzate chiamate PlayStation 5 e Xbox Series X. Sono nate per dare il meglio di loro stesse con televisori Ultra Hd o 4K. Se non li possedete i giochi funzionano lo stesso ma graficamente sono meno belli. A differenza degli smartphone o dei Pc poi sono prodotti destinati a durare anni, che non vanno aggiornati o potenziati. Le due corazzate rispettivamente di Sony e Microsoft costano 499 euro come uno smartphone di fascia media. Il che non è poco. Soprattutto oggi che stiamo affrontando la più grande recessione dal Dopoguerra, un periodo di incertezza senza precedenti. Esistono anche alternative più economiche, come la Switch di Nintendo – specie nella versione Lite - dal prezzo rispettivamente di 329 e 229 euro. Oppure dalle versioni all digital (cioè senza lettore di dischi) di PlayStation e Xbox, che costano 399 e 299 euro.
Ma andiamo con ordine, e iniziamo il nostro viaggio nelle console partendo da quello che è stato l’oggetto del desiderio di molti per il Natale passato, PS5. Qui invece trovate il nostro approfondimento su Xbox Series X e qui sul mondo Nintendo Switch

Per molti il desiderio è rimasto tale: PlayStation 5 non si trovava da nessuna parte. Il perché l’abbiamo spiegato in altri contesti: la pandemia non solo ha aumentato la domanda, ma ha anche drammaticamente ridotto l’offerta, a causa di problemi logistici nel produrre e soprattutto far circolare la console in giro per il mondo. Ora con il nuovo anno la musica sta cambiando e potrete soddisfare la vostra voglia di PlayStation 5. E malgrado il prezzo, è un acquisto che può valere la pena di fare per i propri figli. Ecco perché.
Il mondo PlayStation è sinonimo di gioco interattivo da più di 25 anni. E questo vale soprattutto in un Paese come l’Italia dove la penetrazione della console giapponese è altissima. Cosa significa? Che molte famiglie italiane giocano attraverso una PlayStation. E dunque probabilmente è una PS la console che hanno gli amici dei vostri figli. Questa prima notazione è importante perché poter condividere il gioco, anche quando elettronico, è di primaria importanza per loro, e per la loro crescita. Esiste la possibilità per i ragazzi e le ragazze di trovarsi in uno stesso ambiente, e nel caso di cui stiamo parlando si chiama PlayStation Network: serve a ritrovarsi, giocare assieme in multiplayer o anche solo – attraverso il gioco o la sola piattaforma – socializzare in un ambiente digitale protetto. La passione per il marchio, e la sua diffusione nella nostra cerchia, sono un’ottima ragione, forse la migliore, per scegliere quale console comprare.
A questo tema se ne lega un secondo: la scelta dei giochi. Se la maggior parte dei titoli, senz’altro quelli più amati dai vostri figli – dall’immortale Fifa alla celebre serie “storica” Assassin’s Creed – sono multi-piattaforma, cioè vengono sviluppati per tutti gli ecosistemi di gioco, alcuni di questi vengono invece prodotti solo per una console.
Si tratta dei cosiddetti giochi first-party, cioè realizzati in studi appartenenti in questo caso a Sony o comunque afferenti solo all’universo PlayStation. Si tratta di titoli che hanno fatto negli anni la fortuna del marchio PS, proprio perché nelle intenzioni stesse dei manager giapponesi costituiscono “l’anima” della console. Giochi come Marvel’s Spider-Man – per PS5 c’è la nuova versione a dir poco spettacolare con Miles Morales – oppure capolavori come The Last of Us o Ghost of Tsushima o Detroit: Become Human esistono solo su PlayStation. E sono giochi importanti, profondi, belli esteticamente ma soprattutto dalla narrativa potente e (quasi) mai banale. Rappresentano molto bene quella che viene definita la nuova generazione di videogiochi, titoli capaci realmente di riassumere in sé le altre forme di intrattenimento come cinema, musica e letteratura.
Sono il superamento definitivo di quel divertimento ripetitivo e un po’ ossessivo che contraddistingueva i videogame fin dalla loro nascita. È dunque importante capire quali tipi di giochi piacciono ai vostri figli, e considerare come all’ecosistema di una console si associ una produzione originale. Un po’ come, per capirci meglio, accade con le piattaforme di streaming: La Casa di Carta o Stranger Things potrò vederli solo se ho Netflix, The Expanse e The Marvelous Mrs Maisel solo su Amazon Prime Video, The Mandalorian e i Classici solo su Disney+. Questa considerazione diventa ancora più importante in vista di un futuro dove, a seguito dell’esplosione dell’offerta, saranno finalmente i contenuti e non l’hardware a definire la forza del marchio. Su questo tema è poi importante sottolineare la funzione di retrocompatibilità messa in atto da Sony, quantomeno sui titoli di PS4: se li possedete, potrete giocarli anche sulla nuova console.
Abbiamo parlato di hardware, cioè di chip, RAM e schede grafiche, dunque affrontiamo questa parte tecnica. PlayStation 5 è di potenza elevata, così come lo è la sua controparte Xbox Series X. I videogiochi su queste console sono destinati a dare il massimo di sé in termini grafici e di modalità, così come su un computer dedicato al gaming. Qui però con una differenza di costo del tutto a favore delle console. Sony in questo senso ha scelto, per la “piccola” della nuova generazione ossia la PlayStation 5 Digital Edition, di non cambiare proposta: la potenza a disposizione, così come l’opportunità di vedere i propri contenuti in 4K reale, non cambiano nelle due versioni. La differenza – che nel prezzo vale ben 100 euro in meno – è solo nell’assenza del lettore ottico di dischi. Scelta che dipende da un mercato che va sempre più verso la versione “liquida” dei giochi contro quelli pacchettizzati. I giochi da scaricare sono una scelta fatta ormai dal 50% del mercato e con l’estate, e la diffusione di queste console solo digitali, si arriverà al 70%. Un’ottima opzione dunque, per risparmiare.
Altra considerazione interessante è poi quella che riguarda quello strumento che spesso mette in difficoltà i genitori, il gamepad. Tanti tasti e levette su cui i cuccioli si muovono con grande sicurezza. PlayStation 5 mette in campo il nuovo DualSense, una periferica che prende spunto da quella di Xbox come design e impugnabilità, e dunque va oltre la tradizione PlayStation. E lo fa anche per le caratteristiche nuove e molto interessanti che propone. Parliamo di audio, trasmesso anche dal gamepad per un effetto 3D, una superficie touch e un microfono che diventano essi stessi strumenti di interazione con i giochi. E di un effetto chiamato feedback aptico, ossia il rendere sulle mani le sensazioni fisiche che potremmo provare nel gioco, davvero convincente. Non a caso pre-installato su PlayStation 5 c’è un gioco gratuito – Astro’s Playroom, un platform ben fatto e ottimo per i piccoli gamer – che spiega tutte le funzioni del nuovo DualSense.

Infine, il software, del tutto rinnovato rispetto alle PlayStation precedenti. In questo senso vale la pena notare due punti cardine. Da un lato le molte opzioni dedicate al controllo parentale, ossia la possibilità di limitare tempi e modi di gioco all’interno della console stessa. Opzione che ovviamente troviamo in ogni macchina dedicata al gioco, dunque non una caratteristica precipua di PlayStation. Ma molto importante da conoscere e saper utilizzare. Ma della quale non abusare: impostare un tempo limite di gioco, oltre il quale la console si spegne automaticamente, non deve autorizzarvi comunque a usarla come una baby sitter. Cioè disinteressandovi di cosa fanno i vostri figli.
Una caratteristica invece tipica della nuova Playstation è quella di distinguere in modo chiaro – separando nella schermata iniziale le aree di riferimento - le due funzioni che la console può svolgere. Da un lato quella del gaming, e dall’altro quella di centro multimediale per la famiglia. Ossia dove trovare quelle app, che vanno da Netflix a Youtube a Spotify, che possono a buona ragione fare della colossale console bianca il nuovo centro di intrattenimento del salotto.
Federico Cella, giornalista e papà di Martina e Valeria
Luca Tremolada, giornalista de Il Sole 24 Ore e papà di Zeno
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