All’atto di comprare un videogioco per i propri figli è bene osservare tre precauzioni. La prima è quella di controllare il Pegi: il sistema di classificazione europea indica chiaramente l’età minima di destinazione del contenuto in base a determinati parametri (violenza, linguaggio, contenuti). E’ una buona base di partenza, anzi: è la base di partenza.
Non si tratta però di un’indicazione legata al livello di difficoltà o alle dinamiche del gioco, serve quindi capire come il titolo si sviluppa in concreto. Se disponibile, il consiglio è quello di provare una demo gratuita, altrimenti dovremo accontentarci dei trailer, cercando di analizzarli con spirito critico. In ogni caso è buona pratica guardarli insieme ai propri figli e cercare con loro di sviscerare l’anima del gioco che si vuole acquistare. Una volta fatto, ecco la prova definitiva e assolutamente da consigliare: giocare assieme.
Più che una precauzione, questa è una buona pratica che potrà come genitori non solo farvi entrare in un mondo che magari vi è nuovo, quello della narrazione interattiva, ma è in grado di farvi scoprire nuovi momenti e modi di relazione con i vostri figli. E se ritenete per un qualche motivo di essere troppo adulti per poter giocare, questo è un errore di fondo: giocare è una pratica sociale che funziona a qualunque età, perché è appunto un modo di relazionarsi che avviene in un contesto di regole e scopi leggeri e condivisi. Spesso il contrario di quanto avviene nella vita quotidiana, e quindi fonte di relax e divertimento salutare proprio perché condiviso.