Gaming Intergenerazionale
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1 Agosto 2022I progetti di Monica Gori, ricercatrice dell’Istituto Italiano di Tecnologia, tra studio delle esperienze multisensoriali e realizzazione di interfacce videoludiche per bambini ipovedenti
Il percorso di Monica Gori, Principal Investigator della U-VIP (Unit for Visually Impaired People) – l’unità dell’Istituto Italiano di Tecnologia che si occupa di studiare i processi di integrazione multisensoriale in persone ipovedenti – sono la dimostrazione dell’impatto che la ricerca scientifica può avere sulla vita di una persona quando di quest’ultima si considerano le sue limitazioni, le sue capacità ed i suoi obiettivi, specialmente ponderando le peculiarità che possono avere individui in giovane età con difficoltà visive. La dottoressa Gori ha una sensibilità che prescinde dal suo curriculum di ricerca: un presupposto fondamentale per trasformare i risultati di un’indagine in tecnologie abilitanti, come quelle integrate anche nei serious game per bambini ipovedenti di cui ci parlerà nell’intervista a seguire.
Come descriveresti la tua attività di ricerca?
La mia attività di ricerca si basa sullo studio degli aspetti percettivi e multisensoriali dei bambini e dell’adulto per sviluppare nuove tecnologie per la riabilitazione, il gioco e l’apprendimento. È un’attività molto stimolante perché permette di partire dalla ricerca di base ed arrivare all’applicazione.
Che ruolo hanno i serious game nei tuoi progetti
Hanno un ruolo importante per le tre tematiche di applicazione che ho citato sopra, quindi riabilitazione, gioco e apprendimento. In passato abbiamo per esempio sviluppato alcuni serious games per facilitare l’apprendimento della matematica a scuola elementare.
I bambini dovevano disegnare una casa virtuale muovendo il corpo nello spazio o muoversi in un campo virtuale fiorito e sonoro per comprendere il piano cartesiano. In un altro gioco chiamato “SpaceShape” i bambini partivano per un viaggio nello spazio a bordo di un missile e attraverso la manipolazione per mezzo di interfacce aptiche e segnali visivi-tattili e sonori imparavano le frazioni e le strutture degli oggetti giocando. Questi lavori sono stati fatti all’interno del progetto europeo WeDraw che ho coordinato insieme a Gualtiero Volpe e che ha visto coinvolti molte università europee e la DeAgostini in Italia. Uno dei giochi che abbiamo sviluppato possono essere scaricati e usati gratuitamente in classe a questo sito
Come affronti il problema dell’accessibilità nei giochi?
Per affrontare il tema dell’accessibilità lavoro in diretto contatto con centri e ospedali per quanto riguarda la riabilitazione, insegnanti e alunni nelle scuole per permettere comprendere nel profondo le necessità nel contesto. Per esempio nel progetto europeo ABBI abbiamo riadattato molti giochi per bambini vedenti a bambini non vedenti. Abbiamo sviluppato “un due tre stella”, “acchiapparello”, “il gioco del fazzoletto”, “il gioco della sedia” e molti altri in forma sonora. In ogni specifico caso sono stati fatti studi di user-centered design per capire come rendere il gioco divertente, come riadattarlo. Anche nel progetto weDRAW il gioco è alla base del meccanismo per insegnare la matematica con la multisensorialità. In queste applicazioni suoni, luci e stimoli tattili guidano il bambino ad apprendere lo spostamento nel piano cartesiano, un robot con forze virtuali permette di esplorare un cubo in una spedizione spaziale e di comprendere le trasformazioni tra due e tre dimensioni. Il movimento del corpo associato a suoni nello spazio permettono di disegnare con il corpo gli angoli nello spazio.
Quali reazioni osservi nei bambini che utilizzano le tue soluzioni?
I bambini vedenti sono incuriositi e si divertono a provare delle nuove tecnologie. Imparare in modo diverso è stimolante. Forse però l’impatto maggiore si vede nei bambini con disabilità. Per loro la tecnologia e le piattaforme che sviluppiamo sono la possibilità di essere inclusi in qualcosa di nuovo che fino ad allora non avevano mai potuto provare e sperimentare. Ci sono bambini che ci hanno ringraziato per averli fatti giocare ad un-due-tre stella o al memory acustico. Questo è il risultato più grande per me: portare un cambiamento per i bambini. Lo scopo della mia futura ricerca è andare ancora oltre a queste scoperte e tecnologie scendendo con l’età per arrivare ai bambini con disabilità fin dai primi mesi di vita per permettere un intervento precoce efficace (il progetto ERC myspace ha proprio questo obiettivo).