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23 Dicembre 2024Il medium videoludico, nel corso degli anni, è stato protagonista di un rapidissimo processo evolutivo che lo ha profondamente cambiato su molteplici piani – da quello culturale a quello sociale, da quello economico a quello contenutistico, da quello estetico a quello tecnologico, passando anche per quello educativo – arrivando a farlo diventare un grandissimo protagonista dell’intrattenimento (e non solo!) di milioni di videogiocatrici e videogiocatori in tutto il mondo.
La sua presenza così capillare nella società offre certamente una grande varietà di opportunità che, però, si accompagna alla necessità di adottare un approccio educativo consapevole, in grado di guidare i cittadini, e in particolare le giovani generazioni, verso una fruizione consapevole, critica e costruttiva di questo potente medium.
Perché è così importante educare a una cultura del videogioco?
Prima di spiegare nel dettaglio cosa si intende per cultura del videogioco, è bene evidenziare alcuni motivi che rendono così importante discutere di questa tematica.
Punto primo: la rilevanza economica dell’industria videoludica. Il settore videoludico si presenta come un vero e proprio gigante, capace di superare gli incassi dell’industria cinematografica mondiale. In Italia, secondo i dati di IIDEA, il mercato dei videogiochi continua a crescere positivamente: il giro d’affari nel 2023 del settore ha superato i 2,3 miliardi di euro, confermando il nostro Paese tra i primi cinque mercati europei. Questa tendenza è supportata da una domanda forte e stabile da parte dei consumatori. L’Italia vanta infatti una solida base di appassionati, con 13 milioni di videogiocatori, corrispondenti al 31% della popolazione italiana. Osservare con attenzione le dinamiche economiche e produttive di questa industria è fondamentale per comprendere in maniera consapevole il ruolo del videogioco all’interno della nostra società.
Punto secondo: i videogiochi sono ormai parte integrante delle pratiche quotidiane di un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. L’accessibilità economica dei dispositivi di gioco, la diffusione capillare del gaming su smartphone e tablet e la proliferazione di piattaforme di distribuzione digitale hanno contribuito a rendere il videogioco un vero e proprio fenomeno di massa. Questo dato evidenzia la necessità di un’educazione al videogioco che non si limiti a un pubblico di nicchia, ma che si rivolga a tutti i cittadini e a tutte le cittadine, indipendentemente dall’età o dal background socioculturale.
Punto terzo: il videogioco non è un fenomeno isolato, ma dialoga e interagisce con gli altri media, influenzando e venendo influenzato dalla cultura popolare. Basti pensare alla moltitudine di film, serie TV, fumetti e romanzi ispirati a videogiochi di successo, o viceversa, all’influenza del cinema e della letteratura sulla creazione di mondi videoludici. Questa interconnessione tra media (che Henry Jenkins chiamerebbe convergenza!) sottolinea l’importanza di un’educazione che consideri il videogioco non come un’entità a sé stante, ma come parte integrante del panorama mediatico contemporaneo.
Cosa significa educare a una cultura del videogioco?
Il Consiglio d’Europa, nell’ambito del progetto Digital Citizenship Education, sottolinea l’importanza di considerare il videogioco all’interno del processo di educazione alla cittadinanza digitale. A tal proposito, nel volume Educating for a video game culture, viene proposta una definizione del termine “Educazione a una cultura del videogioco” che riportiamo qui sotto.
Educare ad una cultura del videogioco significa soprattutto tre cose:
- considerare il videogioco come un fenomeno artistico, culturale ed economico degno di essere oggetto di studio e di un’accurata e attenta analisi delle sue caratteristiche, delle sue meccaniche, dei suoi linguaggi, dei suoi modelli economici, di produzione, distribuzione e comunicazione;
- generare e alimentare una riflessione pedagogica intorno al medium che lo interessi in maniera trasversale e che lo porti a essere considerato come uno strumento in grado di offrire uno stimolo significativo, oltre che al divertimento e all’intrattenimento, anche al pensiero, all’apprendimento e allo sviluppo della persona nella sua interezza in un’ottica di educazione alla cittadinanza;
- stimolare, nei giocatori, una meta-riflessione sulle loro stesse pratiche di gioco e sulle potenzialità creativo-espressive che il medium mette a disposizione.
Solo una conoscenza approfondita del medium permette di comprenderne la complessità e di apprezzarne le potenzialità. I videogiochi, infatti, possono essere utilizzati per affrontare temi complessi come la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale, l’inclusione e la diversità culturale e possono sicuramente essere vettore per esperienze di educazione alla cittadinanza. Inoltre, un giocatore consapevole è un giocatore in grado di scegliere con cognizione di causa i giochi a cui dedicare il proprio tempo, di gestire in modo equilibrato la propria dieta mediale, il tempo dedicato al gioco e di sfruttare le potenzialità creative del medium per esprimersi e comunicare.
Un medium ricco in complessità
Affrontare il tema del videogioco da un punto di vista educativo, può essere disorientante, specialmente se non si è troppo dentro questo mondo così vasto e diversificato.
Nel volume “Vite Extra. Educare a una cultura del videogioco”, sono presentati alcune riflessioni importanti dalle quali si può partire per affrontare con più serenità il discorso.
1. Parlare di “videogiochi” in generale è un errore. La vastità e la diversità del medium rendono ogni titolo un’esperienza unica, influenzata da una molteplicità di fattori: i modelli produttivi (grandi produzioni “tripla A” o piccoli prodotti indipendenti), la filosofia produttiva (se più attenta al profitto o alla comunicazione di un messaggio), i modelli di distribuzione (dal free-to-play al formato fisico), le meccaniche di gioco, i modelli di interazione tra giocatori, e tanti altri aspetti in grado di caratterizzano profondamente l’esperienza di gioco.
2. Pubblici diversi, percezioni differenti! Così come parlare di “videogiochi” in generale è una semplificazione che può portare ad analisi superficiali e semplicistiche, anche parlare di “pubblico” in termini così generali lo è. Pubblici diversi, con esperienze e sensibilità diverse, percepiscono e interpretano i videogiochi in modo differente: il contesto, le esperienze pregresse, il tipo di mediazione (dei genitori, dei pari, degli adulti di riferimento) giocano un ruolo importantissimo.
3. Oltre che evitare semplificazioni e stereotipi, è importante riconoscere che tutti i videogiochi – da quelli con i più chiari intenti didattici (i cosiddetti “applied game” o “educational games”, a quelli più commerciali ed apparentemente più “diseducativi” – possono essere interessanti se inseriti all’interno di un intento educativo chiaro e condiviso. La chiave è comprendere la complessità del medium e saper cogliere le sfumature di ogni esperienza di gioco.
Uso diretto, indiretto, critico, creativo e clinico del videogioco
Il videogioco si pone dunque come uno strumento estremamente versatile e ricco di potenzialità in contesti educativi per attivare apprendimenti, per fare leva sulla motivazione degli alunni, per stimolare una riflessione critica o per lavorare sulla creatività. Esiste una nutritissima letteratura scientifica sul tema che elenca diversi approcci e modalità di concepire il videogioco in contesti didattici; nel tentativo di fare ordine e di offrire una più facile lettura del fenomeno elenchiamo qui i principali approcci all’utilizzo di prodotti videoludici a scopi didattici ed educativi.
Approccio diretto. Questo approccio si basa sull’utilizzo di videogiochi progettati specificamente per l’apprendimento di contenuti specifici. Tali titoli possono essere utilizzati in diversi ambiti, dall’educazione scolastica alla formazione professionale, per insegnare concetti, procedure, abilità pratiche o per simulare situazioni reali. Un esempio in questo senso è Il mondo degli Elli, un gioco pensato per stimolare lo sviluppo delle funzioni esecutive nei bambini.
Approccio indiretto. Questo approccio si basa sull’utilizzo di videogiochi commerciali per stimolare la curiosità e l’interesse verso un determinato argomento, favorendo un apprendimento di tipo “tangenziale”. Ad esempio, un gioco ambientato in un determinato periodo storico può spingere i giocatori ad approfondire la conoscenza di quell’epoca, lavorando proprio sulla motivazione ad apprendere e sul fare appassionare i giocatori a quel particolare argomento, stimolandoli a forme di apprendimento autonome e auto-regolate.
Approccio critico/riflessivo. Questo approccio si basa sull’analisi critica dei videogiochi per sviluppare consapevolezza del medium, delle sue rappresentazioni, dei suoi meccanismi e dei suoi potenziali impatti sulla società. Attraverso l’analisi critica di un videogioco, i giocatori possono imparare a riconoscere gli stereotipi, a decodificare i messaggi impliciti e a sviluppare un pensiero critico e autonomo. Un esempio di quest’applicazione potrebbe essere usare un gioco come GTA V per ragionare sulla rappresentazione della vita criminale, della violenza o della figura della donna.
Approccio creativo. Questo approccio si basa sulla creazione di videogiochi come mezzo di espressione, stimolando la creatività e le competenze digitali degli studenti. Attraverso la creazione di un videogioco, i giocatori possono sperimentare con diversi linguaggi espressivi, imparare i principi del game design e sviluppare competenze di problem-solving, di pensiero computazionale e di lavoro di gruppo.
Approccio clinico/terapeutico. Questo approccio si basa sull’utilizzo del videogioco come strumento per favorire il benessere psico-fisico e supportare percorsi terapeutici. I videogiochi possono essere utilizzati per la riabilitazione cognitiva, per la gestione dell’ansia e dello stress, per la promozione dell’attività fisica e per la socializzazione. Un esempio virtuoso è il progetto Video Game Therapy, dove il videogioco viene usato come strumento per favorire percorsi terapeutici e di promozione del benessere degli adolescenti.
Game Over?
Educare a una cultura del videogioco è una grande sfida, ma anche una grande opportunità per formare cittadine e cittadini consapevoli, critici e creativi, in grado di navigare con competenza e responsabilità il complesso universo mediatico del XXI secolo. I videogiochi, se utilizzati con consapevolezza, intenzionalità pedagogica e curiosità, rappresentano uno strumento potentissimo non solo per l’intrattenimento, ma anche per l’apprendimento, per lo sviluppo del pensiero, per l’attivazione di percorsi di educazione alla cittadinanza e per la crescita personale e sociale in un modo dove, è sempre più necessario conoscere nuovi alfabeti con cui leggere il mondo e con i quali esprimersi con competenza.